Decidere di rivolgersi ad uno Psicoterapeuta rappresenta un momento significativo in cui mi rendo conto di aver bisogno di un aiuto e di non riuscire a farcela da solo.
Spesso questa consapevolezza è oscurata dalla paura, dal pregiudizio, dall’orgoglio: Mi sconvolgerà la vita? Mi farà fare cose che non voglio fare? Sono forse pazzo? Cosa penseranno gli altri di me?
In realtà approdare ad una stanza di consultazione significa avere uno spazio tutto per sé, libero dal giudizio dove posso portare me stesso con tutte le mie sfaccettature, dove posso tirare fuori i pensieri, le angosce, i dolori, i piaceri senza esser mai solo, senza venirne sopraffatto, senza ritorsioni o umiliazioni. In una vita frenetica, in un marasma di eventi che si succedono, di cose da fare, di scadenze; in una quotidianità in cui è così importante apparire ed essere social, nell’incontro con il terapeuta mi fermo, creo uno spazio per pensare, per incontrare e reincontrare me stesso e le mie contraddizioni.
Una delle prime domande che ci si pongono è perché proprio ora? E poi, quali sono le mie motivazioni? Cosa mi aspetto?
In un va e vieni di pensieri e emozioni si crea tra paziente e terapeuta un momento di incontro e di autenticità, si crea uno spazio che potremmo definire con Winnicott, Spazio Transizionale, non solo uno spazio in senso fisico, ma anche figurato. Un luogo sicuro, un luogo capace di contenermi, uno spazio di pensiero dove farsi domande, dove non ci si ferma alla prima risposta, dove si cerca di fare sempre un passo più in là, più indietro o più avanti che sia.
Andare dallo psicoterapeuta significa investire su di sé, significa credere che posso trovare la serenità che oggi mi manca, che posso trovare delle risposte e delle strade nuove da percorrere avendo ben presente da dove sono partito e dove non voglio tornare.